Il calcio italiano reagisca al razzismo delle curve
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Direttore: Alessandro Plateroti

Il calcio italiano reagisca al razzismo delle curve

Romelu Lukaku

Il caso-Lukaku è emblematico: non si tratta di Juventus, Inter o altre singole squadre, è un problema generale che va affrontato una volta per tutte

Il post Juventus-Inter continua a far discutere. Visto che la società bianconera medita di fare ricorso sulla chiusura della curva sud per un turno, è il caso di fornire un contributo alla riflessione. La Juventus si difende dicendo di aver già individuato due autori degli insulti razzisti contro Romelu Lukaku e di averli allontanati dallo Stadium: uno a vita, l’altro (in quanto minorenne) per dieci anni. Bene così, ma non è abbastanza per chiudere la vicenda.

L’espulsione di Lukaku e la rissa finale (con cartellini rossi anche per Samir Handanovic e Juan Cuadrado) nascono dalla polemica esultanza del belga per il gol segnato su rigore nei minuti finali. Per vendicarsi degli insulti subiti, “Big Rom” ha zittito la curva, rimediando il secondo giallo e quindi l’espulsione. E’ pur vero che il suo precedente fallo su Federico Gatti avrebbe meritato il rosso diretto, ma l’aspetto davvero paradossale è il secondo giallo per aver reagito in modo nemmeno troppo sguaiato alle pesanti offese, compreso il verso della scimmia che offende non solo i calciatori di pelle nera, ma chiunque abbia un briciolo di cervello. Esultanze simili fanno parte della storia del calcio: Marco Delvecchio (ex Inter e Roma) celebrava ogni gol portandosi le mani alle orecchie per invitare i tifosi a urlare più forte, mentre Gabriel Omar Batistuta è entrato nella storia della Fiorentina segnando un gran gol al Barcellona e zittendo platealmente il Camp Nou, che lo aveva fischiato fin dall’inizio della partita (Coppa delle Coppe, stagione 1996/97).

esultanza inter
esultanza inter

Certo, nel frattempo il regolamento è stato aggiornato. Ora l’articolo 12 prevede l’ammonizione per chi, esultando dopo un gol, “si avvicina agli spettatori in modo tale da causare problemi di sicurezza e/o per l’incolumità; si arrampica sulla recinzione o agisce in modo provocatorio o derisorio”. C’è anche un precedente che gioca contro la tesi dell’Inter, che vorrebbe annullare la squalifica del centravanti: quello di Ademola Lookman (Atalanta), ammonito lo scorso ottobre per aver rivolto ai tifosi dell’Udinese la sua tipica esultanza mimando un binocolo, per ironizzare sulla traduzione del suo cognome (“l’uomo che guarda”). All’anglo-nigeriano il giallo non fu cancellato dal giudice sportivo, quindi non accadrà nemmeno a Lukaku, che però ha dalla sua la fortissima attenuante di una provocazione veramente becera.

I giocatori “vittime sacrificali” davanti alla curva inferocita

Una scena molto simile a quella di Lukaku, nella stessa porta, si era svolta la scorso 12 settembre nel corso della partita di Champions League tra Juventus e Benfica: Joao Mario (ex Inter) segna su rigore ed esulta sotto la curva bianconera, portandosi le mani alle orecchie. Subito scatta un parapiglia, nel quale si distinguono per nervosismo Mattia Perin e Leonardo Bonucci. Anche Joao Mario viene ammonito, ma forse vale la pena approfondire il tema-Bonucci, che dopo quella sconfitta conduce i suoi compagni di squadra sotto la stessa curva, per scusarsi con i tifosi. Un gesto ripetuto in occasione di altri k.o. e che, paradossalmente, fa infuriare gli stessi ultras. Una settimana dopo, infatti, con una lettera aperta, la curva bianconera accusa il capitano di “non essere un leader” e di organizzare “scene ridicole” portando “dei giocatori professionisti come vittime sacrificali a guardare la curva mentre li fischiano e li insultano”.

Leonardo Bonucci
Leonardo Bonucci

Sia quel rito di espiazione collettiva che la stizzita lettera dei tifosi rivelano l’eccessiva importanza attribuita in generale alle curve, secondo la retorica che dipinge il tifo organizzato come un amore puro, viscerale ed eterno. In molti casi (compreso quello della Juventus) i rapporti tra ultras, club e singoli giocatori hanno suscitato sospetti e persino indagini della magistratura, dalle quali sono emersi incroci pericolosi legati al business (biglietti, parcheggi, merchandising…). A volte, proprio la minaccia di attuare comportamenti da cavernicoli, come appunto i cori razzisti, è stata strumentale a ottenere qualcosa da parte delle rispettive società, che volevano evitare multe o altre conseguenze negative.

Anche per questo suona paradossale che Lukaku (nonostante tutto quanto si è detto) venga squalificato per aver giustamente zittito i razzisti. Purtroppo non è un problema che riguardi solo la Juventus. Matteo Fagioli ha polemizzato sul fatto che a San Siro venisse dato degli “zingari” a Dusan Vlahovic e Filip Kostic, una brutta avventura capitata di recente anche a Dejan Stankovic e molte altre volte a Zlatan Ibrahimovic. Per il colore della pelle sono stati insultati un po’ tutti, da Victor Osimhen agli juventini come Paul Pogba e Alex Sandro, secondo la logica perversa per la quale si insulta il giocatore di colore con la maglia avversaria e si incita quello che gioca nella propria squadra. Il punto, quindi, non è la Juventus o i suoi tifosi: è proprio il rapporto generale tra il calcio italiano e le curve che va rivisto, prima che sia troppo tardi.

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ultimo aggiornamento: 7 Settembre 2023 17:34

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